Quest’anno ricade il 50° anniversario dei moti di Stonewall (28 Giugno 1969 – New York), i quali sancirono l’inizio della lunga strada verso la libertà, i diritti, la dignità e l’abbattimento di ogni discriminazione. Sancirono l’inizio del processo di liberazione per tutte le persone LGBT+ e la possibilità di non essere finalmente più invisibili, introducendo un primo segnale di ribellione contro le prevaricazioni e le vessazioni fino a quel momento subite. Questo momento di rivolta fu la prima scintilla di un movimento di liberazione che di lì a poco avrebbe coinvolto il mondo intero.
Il 2018 è stato l’anno dello sdoganamento di alcuni vecchi fantasmi del passato che pensavamo di esserci lasciati alle spalle. L’avanzata delle destre e dei sovranismi ha fatto riaffiorare il disprezzo verso l’Altr*, individuando in tutte le categorie deboli un nemico ideale sul quale riversare tutte le proprie frustrazioni, siano essi omosessuali, lesbiche, trans, intersex, asessuali, migranti o tutt* coloro che professano una religione o seguono un ideale politico differente. Un disprezzo che raggiunge alti picchi di violenza nel dibattito interno alle istituzioni dello Stato così come nel mondo dei social, dove i leoni da tastiera agiscono indisturbati e dove gli stessi rappresentanti delle istituzioni espongono alla gogna mediatica chiunque osi manifestare dissenso.
Il messaggio che si vuole lasciar passare è che chi dovesse mai mostrare solidarietà nei confronti di queste categorie è da considerarsi come un nemico del “popolo”, un anti-italiano da umiliare, da insultare e se possibile da emarginare.
Ed è proprio per questo che il Coordinamento Pride di Messina ha deciso di organizzare, proprio in occasione dei 50 anni dai moti di Stonewall, il primo Pride della città dello Stretto, una festa inclusiva alla quale tutt* sono invitat*. Abbiamo deciso di farlo proprio perché da questa società nessun* può essere esclus*, così come nessun* è esclus* da questa città che da sempre è stata allo stesso tempo porto naturale, centro di scambi e luogo di rifugio per tutte le navi che avessero bisogno di riparo.
Abbiamo deciso che non possiamo restare a guardare mentre le istituzioni democratiche, le uniche che dovrebbero essere in grado di tutelare le minoranze tutte, sono minacciate dalla nuova squallida ascesa al potere dell’ideale dell’uomo forte, bianco, ricco e occidentale che minaccia di divorare gli organi di garanzia e di regolamentazione della sovranità, risultato di un lungo processo democratico nato dalla Resistenza. Per questo chiediamo che in Italia sia finalmente promulgata una legge efficace a tutela degli individui appartenenti alle categorie socialmente più deboli ovvero vittime di discriminazioni e violenze di matrice xenofoba, omotransbifobica; considerando come necessario punto di partenza la promozione di nuove politiche di aggregazione territoriale, all’insegna dell’accoglienza.
Condizione necessaria all’autodeterminazione delle persone di ogni genere, orientamento ed etnia, è la stabilità economica, che sta alla base di una vita serena e che è l’unico modo per garantire pari opportunità e pari utilizzo di beni e servizi. Perché soltanto in una condizione di generale serenità economica possono essere contrastati: la prostituzione, il lavoro minorile, la malavita e qualsiasi nuova forma di schiavitù fisica e/o psicologica.
Chiediamo dignità e buone prospettive lavorative per i/le giovani, con delle concrete e strutturali politiche del lavoro, che non siano blande e temporanee misure “tampone” (come il reddito di cittadinanza), dall’accessibilità limitata e dall’efficacia dubbia se non assente in termini di crescita economica.
Il dato allarmante dell’anno scorso mostra che più di 250.000 giovani tra i 20 ed i 35 anni hanno lasciato l’Italia. Altrettanto allarmante è l’evidenza che il Paese sia in grado di rispondere a questa enorme fuga di risorse umane semplicemente fomentando nostalgici nazionalismi e opponendo alle libertà d’essere e di esprimersi modelli obsoleti e integralisti che non hanno alcun fondamento. I/le giovani devono avere la possibilità di crescere e di realizzarsi nella propria terra, ricercando e non nascondendo la propria identità ed individualità, ritrovando fiducia nelle istituzioni, mostrandosi con fierezza e senza rinnegare le proprie differenze, di qualsiasi tipo esse siano esse siano: riteniamo che uno Stato incapace di garantire questo non abbia il diritto di autodefinirsi “Civile”.
Vogliamo che ai/alle nostr* ragazz* venga insegnato il rispetto per sé e per tutt*, rispetto che non può prescindere da una costante ed efficace educazione di genere e all’affettività nelle scuole e nelle università. Le nostre istituzioni educative, pubbliche e private, devono essere il nido in cui formare persone sensibili alla diversità propria di ogni genere, etnia, religione e orientamento, vigilando contro tutte le forme di integralismi che vincolano la soggettività umana ad una visione oscurata ed irrispettosa dell’altro.
Invece vediamo soggetti politici che incitano alla caccia alle streghe, ministri che espongono volontariamente alla pubblica gogna chiunque manifesti dissenso, medici obiettori di coscienza che hanno reso l’interruzione Volontaria di Gravidanza un vero e proprio incubo, decine e decine di atti di violenza e di minaccia contro i migranti su tutto il territorio.
Assistiamo inoltre a continui attacchi da larga parte della comunità ecclesiastica contro le persone LGBT+, additando l’intera comunità come promotrice di malcostume e pratiche sessuali immorali ignorando volontariamente gli scandali legati agli abusi sessuali su minori provenienti dagli ambienti clericali in ogni parte del Mondo (emblematico il recentissimo caso del Card. Pell in Australia).
Vogliamo che alle persone trans, transgender ed intersex vengano finalmente riconosciuti i diritti all’autodeterminazione, alla dignità e alla possibilità di accedere a qualsiasi carriera lavorativa desiderata, compresa la rappresentanza a livello istituzionale.
Chiediamo che la Regione Sicilia avvii politiche di sensibilizzazione a favore di questa realtà da sempre vessata e denigrata anche nella nostra città.
Nonostante ad oggi esista la possibilità di poter decidere il proprio sesso anagrafico senza dover ricorrere alla chirurgia (sentenza n.180 luglio 2017 corte costituzionale) auspichiamo che da questo punto di partenza, venga promulgata un’apposita legge che includa il divieto di riassegnazione del sesso per tutti quei neonati che alla nascita presentano caratteristiche anatomiche non identificabili né con quelle femminili né con quelle maschili.
Vogliamo che la politica ponga in essere misure di prevenzione contro tutte le infezioni sessualmente trasmissibili, con campagne di informazione nelle scuole e sui media, in particolare contro l’HIV che sta tornando a diffondersi come una vera piaga nel nostro Paese, soprattutto fra i/le più giovani. Questo perché le nostre istituzioni hanno perso di vista l’attenzione contro questo fenomeno e contro lo stigma nei confronti di tutte le persone sieropositive che continuano ad essere discriminate ed emarginate nonostante decenni di lotte e di campagne informative.
L’omotransbifobia e la xenofobia provengono dal medesimo odio, dallo stesso disprezzo nei confronti di chi non si adegua a quel modello di essere umano socialmente accettato. Ed è per questo che chiediamo l’introduzione dello Ius Soli, che renderebbe possibile ottenere la cittadinanza a chi in Italia ci vive e ci lavora da anni, modificando la vecchia legge del 92 che continua ad escludere chi ha sacrificato le proprie energie per questo Paese, dal diritto di voto e dalla possibilità di scegliere chi li rappresenti.
Chiediamo una riforma del diritto di famiglia, specialmente alla luce del retrogrado ddl Pillon, (promosso dagli stessi fondatori del Family Day) molto discusso in questi mesi, che si prospetta come un ritorno al matrimonio indissolubile sul modello del “convenant marriage” americano; un attacco ai diritti delle/dei bambin*, in cui il minore viene considerato come un “bene” che deve essere diviso esattamente a metà, trasformandolo così in oggetto e non più soggetto del diritto.
La bi-genitorialità rischia di essere trasformata in un principio coatto riguardante l’adulto economicamente più forte, e qualora passasse il disegno di legge Pillon, bisognerebbe pagare obbligatoriamente un mediatore per redigere un piano genitoriale molto dettagliato ed essere molto rigidi nella sua applicazione che di fatto riduce la libertà di scelta del minore (essendo molto dettagliato e molto rigido nella sua applicazione).
Fermamente ci opponiamo alle agghiaccianti affermazioni dello stesso Simone Pillon: «Matrimonio gay? Non esiste, perché la famiglia è quella naturale. Se intende le unioni civili, le abolirei».
«Per me, esistono mamma e papà. Genitore 1 e genitore 2 sono una vergogna; l’utero in affitto, un abominio».
Il nuovo ddl presentato in Senato prevede, inoltre, il «divieto di iscrizione o trascrizione di atti di nascita dai quali risultino due padri o due madri».
Noi invece chiediamo, e anche per questo lottiamo, un’estensione dell’istituto dell’unione civile a quello del matrimonio per tutte le coppie, prescindendo dal sesso, ed il pieno riconoscimento della genitorialità per le coppie samesex.
Perché siamo convint* che l’acquisizione di un diritto non tolga nulla a nessuno, non intacchi nessun altro diritto anzi semmai ne aggiunga semplicemente di nuovi.
Chiediamo una legge nazionale chiara sulla responsabilità genitoriale, anche per le coppie separate, che garantisca fin dalla nascita diritti veri e pieni per le bambine e i bambini delle famiglie arcobaleno (figli di due mamme e due papà).
Crediamo che un Paese civile debba garantire l’accesso alle tecniche di fecondazione assistita sia alle donne single (di qualunque orientamento sessuale) che alle coppie lesbiche e che si debbano mettere in atto azioni culturali serie e costruttive e normative centrate; inoltre siamo fermamente convint* che serva aprire in questo Paese una discussione seria sulla “Gestazione Per Altri (GPA)”.
Riteniamo sia necessaria anche una riforma della legge sulle adozioni perché qualsiasi single di questo Paese possa scegliere se e come diventare genitori.
Vogliamo la revisione del decreto Minniti-Orlando, che impedisce il secondo grado di giudizio a quei migranti che si sono visti rifiutare la propria domanda d’asilo, atto che costituisce una delle più grandi vergogne di questo paese. Per non parlare della lunga e complessa burocrazia che demoralizza i migranti giunti in Italia dopo essere scampati a viaggi disumani.
Infine chiediamo che le persone diversamente abili di ogni genere ed etnia abbiano la possibilità di vivere una vita serena e dignitosa in Italia, eliminando di tutte le barriere architettoniche e culturali che depauperano la dignità di chi va avanti soltanto con le proprie forze, nonostante le limitazioni fisiche, riconoscendo pari rispetto e diritti per tutti con una cultura volta alla consapevolezza della neurodiversità. A tal fine chiediamo la realizzazione di progetti che facilitino l’accesso al mondo del lavoro e di percorsi di educazione nelle scuole e negli uffici pubblici.
Noi promuoviamo una società aperta, inclusiva e che non abbia paura, ed è proprio per questo che il Pride è di tutt*. Noi non accetteremo mai alcuna forma di neofascismo e di sovranismo, poiché questi servono come strumento per l’affermazione politica di qualcuno. Il vero rispetto per l’Italia sta nella difesa della democrazia, del lavoro e dei diritti di tutt*. La storia ci insegna che nulla è per sempre, ma ci insegna anche che se si vuole un cambiamento bisogna lottare per averlo. E proprio per questo abbiamo bisogno di una grande mobilitazione di massa che veda tutti i soggetti discriminati e non camminare insieme verso quel futuro libero e antifascista che è costato il sacrificio di tanti individui, etero ed LGBT+, che hanno già sconfitto i totalitarismi del 900.
Contributi di Legambiente Peloritani alla Piattaforma Politica.
1. Cancellare i 16 miliardi di euro all’anno di sussidi diretti e indiretti garantiti ancora oggi alle società petrolifere e innalzare ulteriormente le royalties per le estrazioni di petrolio e gas
2. Trasformare i sussidi all’autotrasporto in incentivi per la riduzione dell’inquinamento e delle emissioni di gas serra prodotti dalla mobilità di persone e merci e per il supporto all’intermodalità con treni e navi
3. Costruire impianti di digestione anaerobica in ogni provincia per produrre biometano, fonte rinnovabile da utilizzare nell’autotrazione o da immettere nella rete del gas con cui cuciniamo in casa o produciamo calore per riscaldare gli edifici
4. Aumentare gli investimenti pubblici per la crescita delle energie rinnovabili
5. Permettere l’autoconsumo e la diffusione delle comunità energetiche rinnovabil
6. Varare una Roadmap della mobilità sostenibile al 2030 e 2050 con l’obiettivo della completa decarbonizzazione (emissioni zero) del settore come previsto da altri paesi
7. Potenziamento del trasporto pubblico locale a partire da quello per i pendolari per diminuire drasticamente il tasso di motorizzazione con l’uscita progressiva delle auto dalle città
8. Rilancio degli investimenti utili per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici (con l’istituzione di un fondo a supporto delle spese a cui possono accedere proprietari di immobili ad uso residenziale e non residenziale, aziende dell’edilizia residenziale pubblica), per la creazione di nuove linee metro e tram, piste ciclabili e interventi per adattare le città ai cambiamenti climatici.
9. Approvare il disegno di legge Salvamare, promosso dal Ministero dell’Ambiente, per il bando di prodotti in plastica monouso prodotta dal petrolio, in anticipo rispetto alla scadenza della direttiva europea.
10. Rendere possibile la circolazione in città dei mezzi di micro mobilità elettrica consentendo agli stessi e alle bici pieghevoli di essere trasportati su tutti i mezzi pubblici.