Lo StrettoPride si ripresenta quest’anno, forte delle conquiste ottenute nel 2019, consapevole delle lotte che ancora si devono affrontare.
Crediamo non si possa parlare di diritti senza affrontare apertamente e ridefinire quel tema che conosciamo come genere: tuttavia non è semplice, perché porta spesso con sé il peso degli stereotipi difficili da cancellare, è spesso associato all’ignoranza, all’esclusione, alla violenza.
Quello che noi pretendiamo non è la pigra concessione di diritti, poiché questi sono innegabili e non possono dipendere dalla maggioranza di turno: esigiamo la tutela dei principi già riconosciuti dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite, che hanno a tal fine documentato i crimini d’odio e gli altri tipi di discriminazione.
In Italia è ancora molto difficile esprimere un’identità di genere non conforme alla consuetudine.
Persino sfogliando i libri scolastici delle scuole dell’infanzia, che dovrebbero superare gli stereotipi, non è raro trovare luoghi comuni: la mamma cucina e lava; il papà lavora tutto il giorno.
La femminilità e la mascolinità sono quindi rinchiuse in due gabbie inoppugnabili, non c’è spazio per chi non riesce a ritrovarsi nella forma della maggioranza.
L’ideale machista contemporaneo, basato sulla idealizzazione dei più beceri principi maschilisti dei secoli scorsi, non rappresenta più la nuova società, bisognosa di modelli positivi a cui tendere, che garantiscano pari opportunità per tutti, in un mondo aperto, inclusivo e privo di paura e discriminazioni.
Dobbiamo ricercare l’autodeterminazione di ogni individuo, intesa come la capacità di vivere secondo la propria volontà, esprimendo le proprie caratteristiche personali e i propri desideri, disponendo liberamente del proprio corpo.
Purtroppo, anche nella nostra lingua è evidente la presenza di una struttura sessuata e binaria: perciò, in assenza di una forma neutra ed inclusiva, evitando l’ormai pervasivo uso del maschile generico, abbiamo deciso di usare l’asterisco (*) per permettere a chiunque di rivedersi nei propositi che scriviamo.
Le nostre istituzioni non rispondono celermente ai più recenti stimoli sociali in materia, non è ancora stata raggiunta la piena possibilità di autodeterminazione delle persone di ogni genere, non abbiamo ottenuto un’efficace educazione di genere e all’affettività nelle scuole: proprio recentemente, ad esempio, in una scuola di Milazzo, la preside senza apparente ragione ha rifiutato la proposta di alcune ragazze di organizzare un dibattito sui ruoli di genere e sull’affettività.
È importante partire dal rispetto: l’ormai nota figura del leone da tastiera si cela anche all’interno delle nostre istituzioni democratiche, nazionali, regionali e locali. Vogliamo dire basta alla continua gogna mediatica che colpisce chi si permette di dissentire, basta all’estetizzazione della violenza in ogni sua forma.
Scendiamo in piazza per ricordare che la prevenzione contro tutte le infezioni sessualmente trasmissibili è ancora fondamentale, nonostante questo tema sia ancora molto faticoso: ancora oggi non si ha reale contezza dei casi di HIV e chi è sotto cura conduce una vita impotente ma forte, con le continue discriminazioni date dallo stigma sociale; ci sono anche casi di difficoltà fisica, che portano a limitazioni e fatica, ragione per cui risulta necessario supportare il progresso medico con i fondi di cui necessita.
Combattiamo la misoginia, l’omobitransfobia e la xenofobia che continuano a macchiare la nostra società di crimini efferati: in Italia, nel silenzio più assoluto dei media, il tasso annuale di omicidi di persone transgender con sfondo transfobico è il più alto in Europa. Inoltre, solo a gennaio di quest’anno ben sei uomini hanno compiuto sette femminicidi: non hanno ucciso soltanto le loro compagne ma hanno scelto di annientare tutto ciò che a loro si poteva collegare.
Lottiamo per ottenere politiche di sensibilizzazione efficaci, riforme e leggi che portino ad una maggiore consapevolezza ed accettazione di ogni diversità.
La commissione europea ha più volte ultimato all’Italia di aggiornare le disposizioni sul trattamento e la correzione di quelle che sono tuttora definite “anomalie” sessuali, violenze fisiche e psicologiche che segnano per sempre i soggett* che subiscono queste operazioni: si tratta infatti di mutilazioni genitali che servono a correggere l’intersessualità natale.
In questo il nostro Paese si è dimostrato pigro e lento, incapace di recepire le più recenti necessità sociali dei suoi cittadin*.
Per questa ragione Strettopride quest’anno ha deciso di affrontare il tema dell’identità di genere: superando il generale binarismo di genere glorificato dalla nostra società, crediamo in un mondo diverso ed inclusivo, in cui tutt* hanno il diritto di autodeterminarsi.